Meloni con l’Ucraina: “No alla resa e alla smilitarizzazione”. Tajani apre sulla Palestina. E Salvini: “La Ue conta meno di zero”


I conflitti e l'Italia
In attesa del vertice in Alaska tra Trump e Putin la premier si allinea ai Volenterosi (nonostante la polemica con Macron). Il leader di Forza Italia possibilista sul riconoscimento italiano dello stato palestinese. Mentre dalla Versiliana il vicepremier leghista attacca l'Europa
Meloni fa la cancelliera, Macron il “dispettoso” e Salvini la butta in schiuma: “Von der Leyen può portare da bere al vertice Putin-Trump. L’Europa conta meno di zero”. Il momento è fatale, forse. Antonio Tajani si eleva, e spiega agli altri ministri europei, collegati, che “la pace è solo pace con la giustizia, Una pace senza giustizia non è pace”, la premier ripete ai suoi che l’Ucraina va soddisfatta, e telefona anche al presidente palestinese Mahmoud Abbas che avrebbe espresso “sincero apprezzamento per il ruolo fondamentale dell’Italia” e per il “sostegno umanitario sinora assicurato”, cosi “come per le posizione assunte”. Tajani anticipa: “Aperti al riconoscimento della Palestina ma senza alcun ruolo per Hamas. Israele e Palestina devono riconsocersi rreciprocamente”. L’attesa è per mercoledì, per la telefonata prevista fra Trump, von der Leyen, i leader europei e il presidente ucraino Zelensky. Fanno sapere i tedeschi: “L’obiettivo è definire una posizione comune prima dell’incontro previsto in Alaska”. Facevano sapere, ieri, i francesi: “Macron, Starmer e Merz hanno preso l’iniziativa di organizzare oggi una riunione in videoconferenza della coalizione dei Volenterosi”. Nella nota francese manca Meloni ma da Palazzo Chigi non si commenta. Lo fa FdI che parla di tentativi maldestri “di Macron che sembra un Giuseppe Conte sul viale del tramonto”. La scena se la prende Tajani che partecipa, videocollegato, alla riunione con i ministri omologhi e con l’Alto commissario Kaja Kallas. Dice Tajani, ed è la posizione del governo, che “è essenziale dimostrare l’unità dell’Europa, come fatto nelle ultime settimane”, che “sosteniamo gli sforzi di Trump, e vediamo alcuni progressi ma sappiamo che non sarà facile”.
Le condizioni dell’Italia? Queste: sanzioni contro la Russia, non accettare una pace senza garanzie di sicurezza credibili per l’Ucraina, e inoltre “il cessate il fuoco come condizione preliminare per un vero negoziato”. E’ parte del Tajani pensiero, ed è la linea Meloni, mai come in queste ore nella speciale condizione: privilegiata da Trump, ma altrettanta ferma nel ripetere che si sta con l’Ucraina, con l’Europa. Resa mai. L’idea della presidente del Consiglio, dei suoi diplomatici, è che la Russia non possa ottenere una vittoria che non ha ottenuto, in questi tre anni e mezzo, sul campo e che l’Ucraina deve continuare ad avere il suo esercito, ricevere gli aiuti militari. Nella riunione dei ministri europei Tajani ha ripetuto che alcune richieste di Mosca “sembrano inaccettabili, come l’imposizione della lingua russa nei territori occupati o le rivendicazioni territoriali”. Tra i paletti di Tajani anche la centrale nucleare di Zaporizhhzia che, per il vicepremier deve “rimanere nelle mani dell’Ucraina, all’interno di una zona smilitarizzata”. Per “i saggi” di Meloni, Trump cercherà alla fine di allargare la partita non solo all’Ucraina, e cercherà anche di riequilibrare il rapporto con la Russia, schiacciata su Pechino. La convinzione di chi frequenta Palazzo Chigi: “Si siederà al tavolo con Putin ma negozierà a 360 gradi. Putin ha l’interesse a finire la guerra ma senza perdere la faccia. Vuole avere accessi al mare”. Salvini? Ha accesso alla polemica. Intervistato alla Versiliana, dice che “se l'Europa c’è o non c’è, al vertice Trump-Putin conta assolutamente men che zero. E questo è frustrante perché a me piacerebbe un'Europa che conta qualcosa”. Von der Leyen? “Fino a che resta lei, che si preoccupa di svendere le spiagge e di cambiare le caldaie...”. E’ Salvini. Sta in Europa ma parla contro l’Europa, sta al governo ma aggiunge che “il caro spiagge non è colpa dei balneari ma degli stipendi che non sono adeguati al costo della vita”. Il ministro che fino a prova contraria si occupa di economia è il suo, Giorgetti. L’Europa per Salvini “conta meno di zero”. Ma la coerenza, quanto?
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